Bridgestone ha presentato il Turanza 6 al suo circuito privato di Aprilia, alle porte di Roma, che l’azienda chiama Eupg, da European Proving Ground. In realtà solamente il circuito è uno spettacolo, e meriterebbe grande attenzione, perchè si tratta di un vanto italiano non troppo conosciuto.
L’EUPG è il circuito di prova di Bridgestone, aperto nel 2004, ed è uno dei centri di eccellenza di Bridgestone: 144 ettari di superficie, 70 km di piste, con un ovale ad alta velocità, tracciati per i test di comfort, wet handling, rumorosità, handling su asciutto, svariate tipologie di asfalti che simulano quelli europei. Ultima novità, la pista su sterrato, dove è stato concepito l’AT002 equipaggiamento esclusivo della nuova Lamborghini Huracan Sterrato.
Qui, infatti, si vedono spesso girare costruttori di auto, sia insieme a Bridgestone per lo sviluppo dei pneumatici di primo equipaggiamento, sia per conto proprio, con i tester che sviluppano il telaio. Quando siamo stati in circuito a testare le nuove Turanza, c’erano due auto camuffate, una di una casa di Ingolstadt e l’altra con l’emblema di un toro, a cui non abbiamo potuto fare foto…
Al circuito di prova Eupg di Aprilia, Bridgestone testa pneumatici vettura, furgoni commerciali, camion e autobus, ma anche per macchine agricole e, naturalmente, moto.
Oltre al circuito, Bridgestone ha un’altra importante struttura nei pressi di Roma: si tratta del TCE, il Bridgestone Technical Center Europe, che si trova a Castel Romano.
Il TCE è un altro vanto italiano: qui l’azienda giapponese sviluppa i pneumatici con le più avanzate tecnologie virtuali, che garantiscono un grande risparmio di materiali. Le rivoluzionarie tecnologie di modellazione e simulazione virtuale dei pneumatici, infatti, contribuiscono a rendere il processo di sviluppo più efficiente e sostenibile.
La tecnologia VTD crea un “gemello digitale” di un pneumatico, permettendo di prevedere con precisione le prestazioni di di un pneumatico, testandole virtualmente prima che i prototipi vengano fabbricati e testati nella vita reale.
Con il Virtual Tyre Development, circa 200 pneumatici non vengono prodotti per ogni progetto sviluppato, che si traduce in un risparmio di circa il 60% delle materie prime ed emissioni di CO2 durante la fase di sviluppo del pneumatico.
Qui e al circuito, in tutto, lavorano circa 580 persone, a cui si devono aggiungere le 150 persone a Milano e i circa 500-600 addetti nella fabbrica di Bari. Possiamo proprio dire che Bridgestone ha un cuore giapponese, ma l’anima è italiana.