Gripdetective

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pubblicato il 03 / 04 / 2019

Il TCS testa i caschi per ciclisti: i caschi-airbag non convincono e quelli luminosi presentano delle lacune

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Caschi per biciclette. Con la bella stagione, dopo la pausa invernale segnata dal freddo e dalla neve, ritornano numerosi i ciclisti sulle strade in sella alle loro due ruote. Ma ciò non è scevro da preoccupazioni: ogni anno sono numerosi gli incidenti che coinvolgono i ciclisti. Questa realtà e la ricerca di una migliore sicurezza hanno convinto il TCS, il Touring Club Svizzero, ad esaminare attentamente due nuovi tipi di casco.

Casco con illuminazione integrata

Ultimamente sul mercato sono apparsi i primi caschi con illuminazione integrata, dotati di luci intermittenti indicanti la direzione e la frenata. Unitamente ai fanali anteriori e posteriori sono in linea di principio autorizzati e garantiscono effettivamente una migliore visibilità. Da tener presente, tuttavia, che questi caschi non sostituiscono le classiche luci sulla bicicletta e non esonerano nemmeno il ciclista dall’obbligo di segnalare le sue intenzioni con un cenno della mano. Il TCS ha esaminato attentamente il casco da ciclista Lumos, le cui 60 luci LED si accendono e si spengono facilmente premendo un pulsante e con un telecomando, fissato sul manubrio, si può attivare l’accensione delle luci intermittenti integrate sui lati del casco. Tramite una app, è possibile procedere a regolazioni supplementari e verificare il livello di carica della batteria. Lumos è un casco confortevole e il suo peso, rispetto ai caschi usuali, è relativamente alto (380 g); è autorizzato anche per ciclomotori e bici elettriche veloci. Due aspetti negativi: le fessure d’aerazione sono molto strette ed è prodotto in taglia unica. C’è solo una rotella di regolazione che consente di adattare l’assetto del casco alla circonferenza della testa (da 54 a 62 cm).

Il casco-airbag quale alternativa al casco normale

Il casco Hövding 2.0 Airbag costituisce una novità e un’alternativa al casco tradizionale. Sistemato come una sciarpa attorno al collo, in caso di caduta, si gonfia e protegge non soltanto la testa, ma anche il collo e la nuca. Questo dispositivo non scompiglia la capigliatura e offre un’imbottitura di protezione più consistente rispetto ad un normale casco. Le prove pratiche hanno dimostrato, però, che solo in determinate condizioni l’airbag riduce realmente l’impatto esercitato sulla testa in situazione di collisione. Per esempio, in caso di urto contro un’automobile all’altezza della portiera del conducente, la testa del ciclista andrà a sbattere sul tetto della vettura ben prima dell’attivazione dell’airbag: in simili situazioni, un casco da bici tradizionale è più efficace. Anche in caso d’urto con un ramo pendente, l’airbag non si aprirebbe. Altro aspetto negativo: il modello Hövding dev’essere attivato subito prima della partenza e disattivato ancora prima di scendere dalla bicicletta e non è autorizzato per i ciclomotori e per le bici elettriche veloci.

Portare sempre un casco

Fondato nel 1896 da un gruppo di ciclisti, il Touring Club Svizzero si è sempre impegnato a favore degli amanti della bicicletta e, per la loro sicurezza e incolumità, raccomanda sempre di portare il casco quando si viaggia su due ruote.

Regolare correttamente il casco

Costosi caschi da bici non sono necessariamente più efficaci dei modelli più vantaggiosi. È importante che il casco si adatti bene alla testa del ciclista, che non oscilli e che sia confortevole. I cinturini attorno alle orecchie e sotto il mento devono aderire alla pelle, senza creare pressione. Il bordo anteriore del casco deve trovarsi due dita al di sopra della radice del naso, per meglio proteggere il viso in caso di incidente. Un casco danneggiato in seguito ad una caduta dev’essere sostituito, anche se non si intravedono danni palesi.

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